sabato, ottobre 23, 2010

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Hi azul,

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- Carmelo

(melines@gmail.com)


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venerdì, aprile 09, 2010

il contorno dell’occhio – un racconto inedito di R. Bolaño

finalmente e’ stato tradotto El contorno del ojo ( http://www.archiviobolano.it/bolano_testi_ojo.html ), un racconto inedito di Bolaño del 1981, pubblicato in versione originale nel  2009 in Messico (le circostanze della pubblicazione si possono leggere nell’Archivio Bolano ).
La traduzione e’ opera del blog  La puttana assassina cuyi va il nostro ringraziamento. L’autore del blog cura anche la rivista Colla, una rivista letteraria in crisi
*   *   *
IL CONTORNO DELL’OCCHIO di Roberto Bolaño.
Diario dell’ufficiale cinese Chen Huo Deng, 1980.
Giovedì. Una strana creatura simile a una mucca gigante, ma con un becco da anatra. Le parole del giornale mi si sono impresse nella mente, come un indovinello. Mi sono alzato alle cinque di mattina. Dopo essermi lavato ho tirato su la tenda: in lontananza, tra le scarpate, molto lontano dal villaggio, alcuni fuochi mi hanno ricordato gli accampamenti militari della mia adolescenza. Erano i carbonai. Più in là, verso ovest, tra boschi e campi coltivati, la linea ferroviaria e un treno illuminato a metà che si perdeva nella notte.

Martedì. Il commissario politico del villaggio è venuto a farmi visita. Erano le sette di mattina e la porta era aperta. Deve aver pensato che fossi sveglio, così è entrato. È rimasto sorpreso di trovarmi seduto per terra, faccia al muro, senza vestiti addosso. Appena mi sono voltato verso di lui ha iniziato a sbattere le palpebre e ha mormorato che era molto dispiaciuto. Gli ho detto che non importava. Il mio volto rasato di fresco contrastava con la sua faccia assonnata. Poi lui ha detto: buongiorno compagno Chen, e se n’è andato. Sono rimasto per qualche istante ad ascoltare il rumore dei suoi passi frettolosi sulla strada.

Giovedì. Ho trascorso la mattinata col medico. Mi ha chiesto come mi sentivo. Gli ho detto che stavo scrivendo un diario. Ha detto che anni prima aveva letto i miei diari giovanili. Gli ho detto che il diario che stavo scrivendo ora non era destinato alla pubblicazione. Ho scritto molti diari, gli ho detto, la maggior parte frutto della noia, spunti per la mia opera letteraria. Ha detto che sapeva che noi poeti scriviamo mille parole per salvarne una sola. Gli ho risposto che nel mio ultimo diario se ne salvava qualcuna in più e lui ha riso senza capire.
Venerdì. Oggi c’è stato movimento nel villaggio. Di pomeriggio un gruppo di uomini e di donne si è diretto verso il bosco che confina con la Fattoria; il resto della popolazione si è riunito in biblioteca ed è partito più tardi in direzione delle scarpate. Ho avuto paura di essere l’unico abitante rimasto nel villaggio. Ho visto me stesso, solo in casa, e poi ho visto la casa confusa tra le altre case vuote. Nella mia visione c’era qualcosa che non quadrava. Sono uscito in giardino a fumarmi una sigaretta e a pensare; nella casa di fronte si è aperta una finestra e un’anziana che non avevo mai visto prima mi ha sorriso. Sono rimasto lì per un bel po’; ho notato che le piante crescevano con straordinario vigore; in fondo alla strada un cane giocava da solo. Scesa la notte, gli abitanti del villaggio hanno cominciato a tornare. Quasi nessuno parlava, a eccezione dei bambini che sembravano allegri ed eccitati.

Giovedì. Per la strada principale del villaggio ho visto arrivare il commissario politico accompagnato da tre bambini. I bambini parlavano tra di loro e di quando in quando si rivolgevano al commissario. Ho pensato che andassero alla Fattoria. Compagno Chen, ha sorriso il commissario raggiungendo la casa, ma senza entrare, questi studenti devono scrivere un tema sui tuoi libri, ha spiegato: sii gentile con loro.
Compagno, ha detto uno dei bambini, il nostro compito di letteratura di questo mese sarà su di te. Gli ho detto che mi lusingavano, preoccupandomi di chiedergli se era stata un’idea loro o della maestra. Sembravano dei bambini molto seri. Il commissario se ne è andato subito. Mentre i miei ospiti si accomodavano nella stanza mi sono avvicinato alla finestra e l’ho visto allontanarsi lungo la strada della risaia, la testa china come se un grande problema gravasse sulle sue spalle. Il grigio del cielo sembrava malaticcio, venato di bianco, con tenui fosforescenze lungo la linea dell’orizzonte.

Martedì. Una strana creatura simile a una mucca gigante, ma con un becco da anatra è stata vista diverse volte dal mese di agosto in un lago vulcanico vicino alla frontiera con la Corea. Alcuni braccianti l’hanno potuta osservare a 40 metri di distanza, tuttavia non si sa ancora se si tratti di una specie acquatica o anfibia, non si sa come viva né perché questo singolare essere non sia stato notato prima del mese sopraccitato. È venuta a farmi visita la maestra. È una ragazza di una ventina d’anni. Sembra fragile, ma i suoi occhi sono forti e guarda in maniera decisa. Parliamo poco. I bambini, la scuola, la biblioteca. Ha detto che era un onore per loro che io vivessi qui per qualche tempo. Le ho detto che vivevo nel villaggio per prescrizione medica e poi ho aggiunto che avevo avuto un brutto crollo nervoso, che ero stato internato per un mese nell’ospedale militare di Nanning e che alla fine i medici e i miei superiori erano arrivati alla conclusione che la cosa migliore per la mia salute fosse passare un paio di messi in campagna, senza fare niente. Ha detto che già lo sapeva e che sperava che mi sarei ripreso presto. Poi ha proposto di fare una passeggiata. Mentre ci alzavamo ho avuto la sensazione impercettibile ma chiara che fosse angosciata. Abbiamo camminato fino a una collina da cui si scorgeva la Fattoria. All’improvviso ho sentito il desiderio di andarmene, di stare solo. Le ho detto che preferivo tornare, che ero stanco. È normale, ha detto lei. Una volta a casa sono rimasto sveglio fino a tardi ritagliando articoli da diversi giornali.

Giovedì. Wan. Un ragazzino di undici anni può vedere con i suoi occhi, come se fossero raggi X, il cuore, i polmoni e qualsiasi organo interno degli esseri umani. Il suo nome è Shie Zo Hue, vive nella città di Wan, nella provincia di Guizho, e il suo caso è stato esaminato dall’Accademia di Medicina della provincia di Hubel. Il ragazzino può vedere, per esempio, in che posizione si trova il feto di una madre incinta e in un’occasione ha detto di aver visto dei gemelli nel ventre di una donna e il risultato si è potuto verificare poco dopo. Un gruppo di ricercatori si è servito del ragazzo per fare delle radiografie che con altri metodi sarebbero state difficili o pericolose. Shie Zo ha già esaminato 105 pazienti negli ultimi mesi.

Martedì. La maestra mi ha invitato a cena. Arrivato a casa sua ho incontrato cinque persone tra cui conoscevo solo il commissario politico e il ragazzo che scende in città tre volte alla settimana con la corriera. Sono stato accolto con calore, con allegria. Durante la cena hanno parlato di questioni agricole. Una delle commensali, una contadina della Fattoria, ha detto diverse volte “si inonda la valle”. Non ho capito, nonostante l’attenzione che ho prestato alla conversazione, a cosa si riferisse. Dopo la cena la maestra mi ha preso in disparte; siamo usciti in giardino e mi ha chiesto cosa pensassi della guerra. Sono rimasto in silenzio, a studiarla: i suoi occhi erano pieni di lacrime. Dietro di lei le colline erano una macchia nera sotto la luna crescente, però allo stesso tempo erano una macchia mobile, instabile. All’improvviso ho sentito che non eravamo soli: gli altri si erano affacciati alla finestra e da lì ci guardavano con sorrisi trattenuti che si avvicinavano troppo alla pietà.
Martedì. Mi sono svegliato alle quattro di mattina, sudato e con la febbre. Sono uscito a camminare, il villaggio dormiva e si sentiva solo il latrato di un cane proveniente dalla strada per la Fattoria. Mi sono diretto alla biblioteca; aveva la porta chiusa ma non a chiave, come di consueto. Ho acceso una piccola lampada, ho cercato carta e penna e mi sono messo a scrivere. Nel giro di un’ora mi è venuto sonno, ma mi sono fermato ancora un po’ per terminare la prima stesura del mio rapporto. Poi ho spento la luce, ho lasciato tutto come l’avevo trovato e sono tornato a casa. Ho dormito fino alle nove di mattina. Mi ha svegliato il ragazzo che tornava dalla città per consegnarmi i giornali.

Domenica. Pechino. Tre persone sono morte calpestate dalla folla e altre dieci sono state ferite durante un festival di musica moderna, celebrato a Pechino due giorni fa, in occasione della “Festa della Luna”. Oggi si è scoperto che l’impresa responsabile del parco di Beihai, dove si è svolto il festival, ha commesso gravi irregolarità che hanno causato l’incidente. Il recinto era stato preparato per accogliere 25.000 persone, ma l’amministrazione del parco ha venduto esattamente 50.240 biglietti e ha invitato altre persone, fino a raggiungere la cifra di 60.000.

Domenica. Oggi mi sono incontrato con la maestra. Era mezzogiorno e io stavo leggendo fin dalla mattina presto in una radura, nel bosco, quando lei è apparsa preceduta da una quarantina di bambini. Si è seduta con me – nella radura ci sono delle panchine di legno costruite dagli abitanti del villaggio – intanto che i suoi alunni si dedicavano a raccogliere erba e muschio. Sembrava stanca. Mi ha chiesto cosa leggevo. Le ho risposto; dopo siamo rimasti in silenzio, lei evitava di guardarmi. All’improvviso, senza alzare lo sguardo, mi ha chiesto com’era la guerra. È molto dura, le ho detto. La gente muore. Quando mi ha guardato ho compreso che aveva gradito quello che avevo detto. Siamo tornati insieme, tra il baccano dei bambini, io senza capirci niente. Arrivati alla porta di casa mia ci siamo salutati. Sorrideva, alcuni capelli le erano rimasti appiccicati alla fronte. Sono rimasto immobile fino a quando non l’ho vista scomparire, prima le gambe, poi i fianchi, le spalle, la testa.

Sabato. È notte. Dalla mia finestra vedo i fuochi tra le scarpate. Mi chiedo chi siano i carbonai, da quale villaggio provengano, e come risposta mi immagino una pianura bianca. La maestra ha avuto un comportamento strano stasera. Io facevo un giro in bicicletta e lei passeggiava con un gruppo di persone lungo la strada per le risaie. Quando li ho raggiunti alcuni contadini mi hanno consigliato di non proseguire, perché era pericoloso percorrere quella strada in bicicletta. Gli ho chiesto da dove venissero. Hanno risposto che venivano dalle piantagioni di granturco che ci sono vicino alle risaie. Gli ho chiesto se fosse possibile, coltivare il mais vicino alle risaie, e hanno risposto di sì. Mentre parlavamo la maestra ha evitato il mio sguardo e quando ho deciso di tornare indietro con loro si è allontanata intenzionalmente dal gruppo insieme ad altre due donne. Dopo aver camminato un po’ mi sono voltato e ho visto solo due sagome. Stavo chiedendo agli altri dove fosse la maestra quando ho notato che uno dei contadini portava i guanti. Questa scoperta mi ha scosso a tal punto da impedirmi di dire altro durante il resto del tragitto. Ora è notte e forse un giorno di questi mi deciderò a visitare le scarpate. I fuochi sono minuscoli. A volte, tuttavia, la loro luminosità è accecante.

Lunedì. Nella Fattoria tutti stavano lavorando tranne il ragazzo della corriera. Mi sono seduto vicino a lui nel capannone e gli ho offerto una sigaretta. Finito di fumare ha detto che questo pomeriggio sarebbe andato in città, nel caso avessi qualche incarico da affidargli oltre a fargli ritirare i giornali che mi mandano da Nanning. Gli ho detto che non avevo bisogno di nulla. D’accordo, ha detto, un vero rivoluzionario è chi può rifornirsi nella cooperativa del suo villaggio. Lo ha detto sorridendo, scherzando. Gli ho risposto che questo non è il mio villaggio. In tal caso ha ancora più valore, ha detto. Mi sarebbe piaciuto sorridere, però non l’ho fatto. Dopo un po’ mi ha chiesto se sapessi quali sono gli alberi che crescono vicino alla recinzione. Gli ho detto che sono mandorli. Mi ha guardato con un sorriso raggiante e poi mi ha detto che sì, in effetti sono mandorli. Per un istante sono rimasto sconcertato, poi ho sostenuto con calma il suo sguardo fino a quando ha sviato gli occhi. Qualcuno ha fatto risuonare un vaso di ottone e io ho sentito una voce dentro di me che diceva sono le dieci di mattina.

Giovedì. Alcuni scienziati si sono insediati nella zona attratti dal fenomeno e un contadino chiamato Lai Jui Hua lo ha descritto così: “Ha la bocca come quella di un’anatra e la testa come quella di una mucca, ma molto più grande. Anche il corpo è enorme e si muove nell’acqua provocando onde simili a quelle delle barche”. Mi sono svegliato con la febbre. Per un bel po’ sono restato seduto sul letto, gli occhi fissi su un punto della parete, cercando di non pensare a nulla. Rivoli di sudore mi correvano lungo il torace e sentivo i capezzoli freddi come se ci avessero messo del ghiaccio.
Martedì. Ho la febbre, ma cerco di non darle importanza. Mentre scrivevo, il commissario è venuto a invitarmi a una riunione di carattere politico che si terrà dopo un pranzo in campagna. Gli ho domandato, un po’ irritato per essere stato interrotto, se in questo villaggio è consuetudine tenere le riunioni dopo aver mangiato in campagna. Ha tentennato e poi mi ha detto di sì. Una strana abitudine, ho mormorato, e lui mi ha confessato che funzionava così fin da prima della Rivoluzione Culturale. Non mi ha incuriosito per niente e quando il commissario se n’è andato ho ripreso a scrivere.

Giovedì. Sono venuti a salutarmi due comandi militari della città. Erano giovani ed erano nervosi. Li ho pregati di sedersi e mi sono scusato perché non avevo nulla da offrir loro. Hanno tirato fuori una bottiglia di vino e una di acquavite che mi avevano portato in regalo. Abbiamo aperto la bottiglia di acquavite; mi hanno trattato con riguardo e hanno dimostrato di aver letto le mie poesie. Anche uno di loro scriveva e dai versi che ha recitato sembrava avere talento. All’improvviso mi sono reso conto di aver dimenticato di togliere i ritagli di giornale dal tavolo e inevitabilmente questi hanno attratto la loro attenzione. Cosa vogliono dire?, hanno chiesto sorridendo. Non lo so, ho detto, sono notizie che ritaglio. Non hanno insistito e poco dopo abbiamo parlato di altro.

Giovedì. Di notte, prima di addormentarmi, tiro fuori per qualche momento i ritagli e li allineo sul tavolo. Poi mi ci siedo davanti e li contemplo. Sento appena il veicolo dei militari che tornano da Nanning. “Il Youjiang è cresciuto quest’anno”, ha detto uno di loro andandosene. Cosa vuol dire, in realtà? Il mostro ha un becco da anatra, leggo. Questo non può stupirmi né meravigliarmi tuttavia intuisco che dietro queste parole c’è qualcosa che può provocarmi un’emozione più intensa. In alcuni momenti ho la certezza di seguire la pista giusta, in altri credo solo di essere malato.

Martedì. Wu Yunquing, 142 anni, residente a Quinghuabain, provincia di Shaanxi, passeggia in bicicletta per le strade della sua città natale. Per Wu, il segreto della sua longevità risiede nel suo ottimismo, nell’esercizio fisico e in uno stile di vita equilibrato. Secondo lui, questo equilibrio include quattro o cinque ore di sonno al giorno, possibilmente da seduto. Ritaglio anche la foto: si vede un anziano dalla barba bianca, su una bicicletta, che guarda in direzione della macchina fotografica.

Mercoledì. Ho partecipato al pranzo in campagna e poi alla riunione. Il pranzo è stato abbondante, il vino e i brindisi non sono mancati. Dopo ci sono stati due oratori, il commissario politico e una contadina che lavora nella Fattoria. Il discorso di quest’ultima è stato strano, ce l’aveva scritto e il titolo era: “Che fare quando la pioggia ci sorprende per strada?” A metà del discorso, pieno di luoghi comuni, di reiterazioni e di descrizioni minuziose di ferri e utensili da lavoro, mi sono addormentato appoggiato al tronco di un albero abbattuto. A un certo punto, nel sonno, sento la sua voce che dice che la persona che viene sorpresa dalla pioggia deve scavare una buca, mettercisi dentro e poi coprirsi di terra. Mi sono svegliato di soprassalto. Non se n’era accorto nessuno, a eccezione del commissario politico; la sua espressione era una strana mescolanza di ironia e paura. Quando la contadina ha terminato il discorso il commissario ha aspettato che io applaudissi prima di farlo anche lui.

Giovedì. Sugli incidenti del parco Beihai: il capo della sicurezza aveva avvertito i responsabili del parco che vendere più ingressi di quelli concordati avrebbe potuto causare disordini… Alcune canzoni all’ultima moda, cantate in inglese, hanno provocato una forte eccitazione tra il pubblico giovanile… Gli spettatori sono usciti dal recinto disordinatamente, spingendo e sgomitando, e circa sessanta persone sono state calpestate. Tra i dieci feriti, quattro sono gravi.

Giovedì. Il militare più giovane, il poeta, ha detto che la realtà è la cultura. Io guardavo dalla finestra il movimento appena percettibile del villaggio. Per la strada principale due bambini si allontanavano portando qualcosa tra le braccia; dalla parte opposta venivano due donne che spingevano un carretto; parlavano a voce alta, se la ridevano. L’altro ufficiale ha detto qualcosa a proposito delle arme batteriologiche. Non gli ho prestato attenzione, ricordo solo di aver annuito mentre un leggero spostamento in lontananza, tra le scarpate, catturava il mio interesse. Era come se il paesaggio venisse spinto di lato e sostituito da un altro perfettamente uguale, ma nuovo. La sera sono stato a casa del commissario. Vive con sua moglie e con cinque figli, che hanno tutti meno di dieci anni. Gli ho chiesto che razza di assemblea fosse stata quella di ieri. Sua moglie mi ha guardato come se lo avessi minacciato di morte. Il commissario ha detto che non era stata un’assemblea ma una festa. Quando gli ho ricordato che il pomeriggio tutti avevano lavorato, ha aggiunto che si era trattato di una festa minore. La tradizione, ha detto, è quella di celebrarla per metà giornata, con un pranzo collettivo. A mezzanotte, mentre finivo di leggere un libro di divulgazione scientifica e mi preparavo a riesaminare i miei ritagli di giornale, hanno bussato alla porta. Sono rimasto seduto, fermo, non ho voluto rispondere. Hanno continuato a bussare, debolmente, come se non volessero disturbare. Ricordo di aver chiuso gli occhi e di aver desiderato che chiunque fosse credesse che non ero in casa, anche se la luce accesa mi tradiva. Poi la porta, aprendosi, ha fatto un suono stridulo e dei passi leggeri sono scivolati sul pavimento fino a fermarsi a pochi metri da dove mi trovavo. Ho aperto gli occhi: la maestra ha spento la luce e mi ha spogliato senza dire una parola. A tentoni, ho messo via i ritagli, ho lasciato la cartella sul tavolo, ho chiuso la tenda, mi sono diretto con cautela verso il letto. I suoi seni erano piccoli e larghi e ha singhiozzato mentre la penetravo. Poi siamo rimasti abbracciati nell’oscurità parlando di cose semplici, i problemi della scuola, la biblioteca – ha insistito per sapere cosa ne pensassi -, i bambini, la Fattoria, i carbonai che lavorano di notte. A questo punto le ho chiesto perché lavorassero di notte e non ha saputo rispondermi.

Venerdì. Il ragazzo della corriera arriva alle otto di sera da Wuming. Mi avvicino a lui per farmi consegnare i giornali. Il suo viso è pallido e smunto. Con un sorriso mi dice di essere malato. Gli chiedo se è stato dal medico e dice di sì. Ha la diarrea e la febbre. Gli dico che non dovrebbe guidare in questo stato. Risponde che andrà a letto, appena avrà finito di parlare con me. Di sera lavoro in biblioteca, fino all’una. Quando esco ho la sensazione che il villaggio sia vuoto. A metà strada la sensazione si fa più intensa, così come il desiderio di entrare in qualche casa per accertarmene. Comunque, sono in grado di controllarmi, di arrivare fino a casa mia, di spogliarmi, di pensare.

Sabato. Durante la mattinata ho riguardato i ritagli. Il bambino di Wan, il mostro del lago, l’anziano che va in bicicletta, gli incidenti del parco di Beihai. Cos’hanno in comune queste notizie? Ne ho ritagliate altre, però quelle ricorrenti, quelle che mi ritornano alla memoria come spie rosse, sono solo queste quattro.
Giovedì. L’ufficiale ha parlato di armi batteriologiche. Gli ho chiesto a che tipo di armi si riferisse. Quando mi ha guardato i suoi lineamenti hanno iniziato a dissolversi come se una nebbia azzurra lo stesse avvolgendo. Ho pensato: compagno, stai scomparendo.

Venerdì. Di mattina è venuto a visitarmi il medico. Se n’è andato proprio mentre arrivava la maestra. Ho ascoltato come si salutavano sulla porta e poi un lungo silenzio al quale i loro volti, inespressivi, fragili, si adattavano perfettamente. Entrando in casa la maestra mi ha detto che mi trovava bene. Le ho domandato perché lo credesse. Ha risposto che il medico le aveva detto che la mia salute era buona; inoltre, sapeva che scrivevo ogni giorno, un sintomo eccellente.

Sabato. Nel pomeriggio un primo gruppo di persone si è incamminato lungo la strada per la Fattoria. Poco dopo un altro gruppo si è diretto verso le scarpate e il villaggio è rimasto praticamente vuoto. Questa volta volevo sapere dov’erano diretti e così ho deciso di seguire il secondo gruppo: ho preso una bicicletta che qualcuno aveva lasciato vicino alla cooperativa e ho pedalato in direzione delle scarpate. Arrivato alla prima svolta ho capito che non li avrei raggiunti: a un certo momento avevano lasciato la strada e adesso, per raggiungerli, sarei dovuto tornare indietro e avrei dovuto trovare il punto in cui avevano deviato. Mi è sembrato inutile e sono rientrato al villaggio. Mentre passavo davanti casa mia, l’anziana che abita di fronte ha aperto la finestra e ha sporto la testa come se cercasse di acchiappare qualcosa con la bocca. Mi sono accorto, proprio allora, che era cieca. Ho lasciato la bicicletta dove l’avevo presa e sono tornato a piedi.
Lunedì. Il vulcano eruttò tre volte tra il 1597 e il 1702 e le piogge frequenti e la neve trasformarono il cratere in un lago di 10 chilometri quadrati e 373 metri di profondità. Stando a quello che hanno detto i lavoratori che conoscono la zona, l’abbondanza dei microrganismi nel lago potrebbe benissimo essere la causa della presenza di animali acquatici. Le piante del giardino danno l’impressione di un’immobilità perfetta. Ho pensato alla bicicletta di Wu Yunquing, alla sua barba bianca, quasi finta. Nato nel 1838. La giornata è piena di nubi minacciose, fa caldo. Per un momento ho creduto che i ritagli si proiettassero sulle scarpate. Ho chiuso gli occhi; l’immagine ha tardato a svanire. Alcune persone affermano che Shie Zo vede normalmente tutte le persone nude a causa del potere dei suoi occhi. All’improvviso comincia a piovere e allora so di essere l’unico che presta attenzione a quello che sta succedendo. Questa può essere la fine, penso. In quel momento la pioggia cessa.

Lunedì. Non potrò mai stabilire una relazione tra i ritagli; in che modo si collega la strana creatura del lago con i disordini del parco Beihai? In che misura il miracoloso potere di Wan ha la stessa natura della longevità di Wu Yunquing? So solo che succedono cose molto insolite (straordinarie). Mentre il militare più giovane recitava qualcosa di Mao Dun, ho osservato che la vita nel villaggio è sempre uguale a sé stessa. La maestra usciva dalla scuola circondata dai bambini e guardava in direzione di casa mia, senza vedermi. La corriera rimaneva parcheggiata vicino alla cooperativa. Più in là giocavano due cuccioli di cane, e un bambino, con una palla in mano, li osservava. Il colore del cielo era di nuovo grigio e lungo il fianco delle scarpate mostrava delle frange fosforescenti, ripugnanti, come se quella parte del cielo avesse la lebbra. Ho provato una profonda, indefinita, pietà. Senza perdere il sangue freddo ho corso verso il patio sul retro e ho vomitato. Gli ufficiali sono usciti a cercarmi e hanno tentato di portarmi al bagno, ma non gliel’ho permesso. Mi è bastato guardarli, con le labbra ancora sporche di bile, perché non avanzassero di un altro passo. Poi ho mentito: non sono più abituato a bere, ho detto.

Lunedì. Non sono malato. Il mio nome è noto in tutte le province del Paese. Ho 45 anni e da 15 presto servizio nell’esercito. Ho ricevuto molteplici decorazioni. A 25 anni ho pubblicato il mio primo libro e da allora la mia produzione letteraria è stata ininterrotta. Sono sano e forte, ho dimostrato a me stesso che posso resistere alla fame e al dolore. Per sei anni ho vissuto in Vietnam dove sono stato consigliere dell’esercito popolare nella lotta contro gli imperialisti e i loro lacchè. Ho vissuto a Hoa Binh e Phat Diem; nel 1971 sono stato ferito in un villaggio vicino a Phu Dien Chau e sono tornato nel mio Paese. Nel 1979, durante il conflitto bellico cino-vietnamita, ho combattuto contro i miei vecchi alleati. La mia divisione era stanziata a Jinxi e io facevo parte dello Stato maggiore. Finita la guerra sono stato assegnato A Nigming, vicino alla frontiera, e in poco tempo mi sono ammalato. Stavo nell’ospedale militare di Nanning dove il mio recupero è stato rapido; dopo, per volere dei medici e col beneplacito dei miei superiori, sono stato mandato in questo villaggio per riposare.

Venerdì. Dalle cinque di mattina fino alle dodici sono rimasto seduto a terra, nudo, cercando di pensare. È difficile; a volte il corpo sembra un buco e tutto il resto, le idee, le parole, le scoperte, sono come gioielli, belli ma superflui. Se avessi tempo, ho pensato, mi piacerebbe trasferirmi a Pechino e indagare a fondo sugli incidenti del parco Beihai. Una sola domanda: chi ha autorizzato la vendita degli ingressi? E perché? A questa seconda domanda, certo, potrei rispondere se riuscissi a interpretare correttamente i ritagli.

Sabato. Sono uscito di mattina. Mi sono procurato una bicicletta nell’officina della Fattoria e sono partito subito. Il ragazzo della corriera mi ha visto abbandonare il villaggio e ha gridato qualcosa di incomprensibile. Mi sono voltato a guardarlo, non mi sono fermato. Mi è corso dietro per un tratto ma dopo qualche minuto ha desistito; dallo specchietto retrovisore sono riuscito a vedere che mi diceva addio con le braccia. Ho pedalato per tre ore in direzione delle scarpate e poi mi sono fermato a riposare. Ero zuppo di sudore però mi sentivo bene. La bicicletta era vecchia e aveva il telaio arrugginito, però reggeva; era pesante e resistente, una di quelle che si costruivano una volta. A mezzogiorno sono arrivato a una collina povera di vegetazione da dove ho intravisto un villaggio. Ho preso il binocolo e ho messo a fuoco le vie per un po’. Neanche una persona, nemmeno un movimento. Un chilometro più avanti la strada si biforcava. Un sentiero, quasi nascosto dal bosco, portava al villaggio; l’altro proseguiva verso le scarpate. Ho notato l’assenza di suoni, la quiete che sembrava pendere dai rami più alti degli alberi. Ho pensato testualmente: la quiete pende da un ramo, e ho avuto un giramento di testa. Mi sono mantenuto in piedi, perplesso, come se mi trovassi in un bosco di enigmi e dovessi cercare di non perdere il senno. Alla fine sono rimontato sulla bicicletta e mi sono allontanato in direzione delle scarpate.

Martedì. La maestra è venuta a mezzogiorno. Portava i temi che i suoi alunni avevano scritto sulle mie opere. Me li ha dati, sorridendo, e ha aspettato che li leggessi. Che te ne pare? Compagna, le ho detto, mi fanno venire voglia di piangere. Allora piangi, ha detto lei. Ci siamo spogliati e abbiamo fatto l’amore. Poi lei ha detto, ridendo, che non l’aveva mai fatto a quell’ora. Attraverso la cornice della finestra ho visto un cielo grigio, di una lucentezza opaca, e ho pensato che era strano che non mi turbasse.

Martedì. Al calare della notte la maestra è tornata a casa mia. Abbiamo mangiato insieme, abbiamo lavato i piatti, ci siamo seduti a lavorare allo stesso tavolo; lei preparava le sue lezioni e io scrivevo gli ultimi paragrafi del mio rapporto. Nel silenzio della mezzanotte ho sentito passi di persone che si dirigevano alla casa vicina. Le ho chiesto cosa succedeva. Ha detto che la vecchia cieca era malata. In pochi minuti era tornato il silenzio. Era il medico? Ho chiesto. No, ha detto lei, il medico vive a Wuming, era gente del villaggio. Mi sono messo a letto pensando alla vecchia. Attraverso il buco della tenda vedevo la maestra curva sul tavolo. Ho chiuso gli occhi e ho sorriso, i bambini avevano scritto “ottimismo e fiducia nel futuro”. Ho provato a ricordare, non so per quale ragione, la faccia del giovane ufficiale e poeta, e al suo posto sono apparse le figure dei bambini che circondavano il commissario politico alla fine della strada. Tremavo, mi ha raccontato lei il giorno seguente. Mi sentivo felice.

Venerdì. Mi sono svegliato alle sei di mattina. Ho detto alla maestra che non doveva essere stato facile per gli abitanti del villaggio sopportare la mia presenza. Mi ha guardato sorpresa. No, ha detto, i contadini sono generosi. Temevano soltanto che non ti sentissi bene. Mi sento bene, le ho detto. Prima di andarsene mi ha accarezzato una mano. Non mi sono mosso dalla porta fino a quando non l’ho vista sparire per una via laterale. Dappertutto si vedeva gente che lavorava. Sono uscito nel patio sul retro e mi sono lavato con secchi d’acqua fredda. Ho sentito il desiderio di cantare. Naturalmente, non l’ho fatto.

Sabato. Alle sei del pomeriggio ho avvistato un altro villaggio. Stavo osservando il villaggio da un albero, con gli stessi risultati della volta precedente. Era strano, alla mia destra diventava sempre più forte il rumore di un fiume, come se il Youjiang avesse straripato, sebbene io sapessi che il Youjiang si trovava almeno a 25 chilometri alla mia sinistra. Il caldo era insopportabile e minacciava di venir giù un acquazzone. Questa volta era inevitabile passare per il villaggio, a meno che non ci girassi attorno, ma in questo caso avrei dovuto lasciare la bicicletta. Sono entrato lentamente, a passo d’uomo, col timore di turbare il silenzio che regnava. Quando ho superato la prima casa ha iniziato a piovere. Quasi all’istante l’acqua ha formato una cortina così densa che impediva qualsiasi tipo di visibilità. Ho lasciato la bicicletta appoggiata vicino a un abbeveratoio e sono entrato correndo nell’abitazione più vicina. Non c’è stato bisogno di bussare, la porta era aperta e mi è bastata una sola occhiata per capire che lì non viveva nessuno. Quando la pioggia è diminuita sono entrato nelle altre case: erano tutte disabitate da molto tempo. Mi sono seduto a terra, sotto la gronda di una capanna, e ho aspettato. Quando ho deciso di proseguire era buio. Mentre cercavo la bicicletta ho notato che tra le scarpate c’erano già i primi fuochi dei carbonai. Carbonai nella provincia di Kuangsi? nonostante la pioggia? Ho preso il binocolo e ho messo a fuoco fino in cima. I fuochi balenavano appena. Mi sentivo febbricitante, tuttavia ho proseguito.

Sabato. Due chilometri più avanti la strada terminava vicino a un pozzo. Intorno al pozzo avevano creato una specie di spiazzo e su entrambi i lati c’erano panchine di legno, ammuffite, con le spalliere decorate con motivi floreali. Mi sono seduto su quella di sinistra. Sapevo che alle mie spalle i fuochi crepitavano sebbene non potessi sentirli. Il rumore sordo del fiume si imponeva su qualsiasi altro suono.

Domenica. La tonalità del cielo è la stessa di ieri e dei giorni passati. Di mattina stavo seduto in giardino, con un libro sulle ginocchia, mentre i contadini andavano a lavorare alla Fattoria o alla risaia e diverse ore dopo tornavano dalla Fattoria e dalla risaia e incrociandosi si salutavano o si fermavano a parlare. Alle cinque di pomeriggio il ragazzo della corriera è venuto puntualmente a consegnarmi il pacco dei giornali. Quando stava già per andarsene gli ho chiesto se si fosse rimesso; mi ha guardato sorridendo, senza capire. Stai bene, ora?, gli ho gridato. Si!, ha detto, e la corriera si è allontanata per la strada.

Domenica. Non ho aperto il pacco dei giornali. So che troverei notizie da ritagliare e ormai non importa. Qualcuno si occuperà di bruciare i ritagli che ho conservato e il mio diario. Forse qualcuno si farà avanti e non permetterà che questo succeda. Sospetto che le due possibilità abbiano più di qualcosa in comune.

Lunedì. Mi preparavo a fare una passeggiata quando è arrivato il commissario. Gli ho detto che volevo camminare, che se non gli dispiaceva potevamo fare una passeggiata insieme. Ha accettato con piacere. Abbiamo preso la strada della Fattoria fino ad arrivare al bosco. Mi dica, gli ho chiesto, come si chiama questo bosco. Il commissario ha sorriso con timidezza. Non ha nome, ha detto. Ci siamo seduti a parlare nella radura. La conversazione è stata misurata. Il commissario guardava beatamente i rametti sparsi per terra mentre io cercavo i rami più alti, gli squarci incerti di cielo. Quasi un segno, ho pensato. All’imbrunire siamo tornati a passo lento al villaggio.

Lunedì. Mi sono avvicinato alla finestra della casa vicina. Non era completamente buio e ho potuto vedere l’anziana seduta su una sedia mentre un bambino controllava la padella sopra un fornello a legna. Buonanotte, ho detto, mi fa piacere vederla ristabilita. Chi è? Ha detto l’anziana. Il bambino ha guardato sorridendo e poi è tornato a controllare quello che stava cucinando. Il mio nome è Chen Huo Deng, ho detto. Ah, il soldato, ha sospirato lei. Sono una vecchia asmatica però non posso ancora morire. Mi sembra giusto, ho detto.

Lunedì. Sopra il tavolo ho lasciato in ordine tutto quello che ho scritto in questi giorni. Qui c’è il mio rapporto posticipato e cinque poesie. Sul tavolo rimarrà anche questo diario. Non nascondo nulla. (Per di più, sarebbe inutile.) Vicino ai miei scritti ho lasciato una breve nota segnalando che devono essere consegnati allo Stato maggiore dell’esercito, a Nanning. La casa, che tanto gentilmente mi è stata prestata dal comitato del partito di questo villaggio, la restituisco nelle stesse condizioni in cui mi è stata ceduta. Per il resto, tutto quello che possiedo è dell’esercito. Ora andrò a camminare – è già passata la mezzanotte – fino ad arrivare al bosco. Spero di avere la pazienza di cercare un ramo alto e resistente, nascosto dal fogliame, e impiccarmi.

sabato, febbraio 06, 2010

novita dell'archivio Bolaño

05/02/10Rossana Miranda

 •  "Detective Bolaño - Sulle tracce del selvaggio" - gennaio 2010 - Il riformista link interno


Più che un libro di saggistica, per quanto prezioso e ben riuscito, Tra parentesi è soprattutto una lunga conversazione con l'autore di 2666 link interno (pubblicato in due volumi e poi in un solo volume da Adelphi, 2009). Un fruttifero dialogo sulla letteratura, i libri, l'ispirazione, il mondo editoriale, i premi letterari, le città e la poesia (si considera più poeta che prosatore perché, dice, arrossisce di meno se legge un suo libro in versi). Emerge, in tutta la sua generosità - come invadente è la montatura dei suoi occhiali -la visione dell'uomo, lo sguardo che lo scrittore aveva verso la vita. Sottolineare i passaggi illuminati di questo libro è un esercizio inutile. Si finirebbe per segnare quasi tutto, in tutte le pagine; meglio tenersi ben stretta la propria copia. Non consegnarla a nessuno. Perché, come dicono i sudamericani, esistono due tipi di lettori scemi: quelli che prestano i libri che hanno amato e quelli che li restituiscono.
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05/02/10 Gian Paolo Serino

 •  "Tra parentesi' il nuovo libro di Roberto Bolaño" - 21/1/2010 link interno


Ma la grandezza di Bolaño sta proprio in questo: nello scardinare ogni "intellettual chic" imponendosi e infiltrandosi in chi lo legge in maniera radicale, definitiva. Leggere Bolaño, se lo si legge in tutta la sua profondità, è molto simile alla sensazione di un uomo che cade sulla piazza dell'Opera in pieno traffico rompendosi le gambe.
Non è forse questo, senza citare "la letteratura come ascia per rompere il ghiaccio che abbiamo dentro" di Kafka, uno dei compiti principi di uno scrittore?
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05/02/10 Michele De Mieri

 •  "la mia lettera d'addio ai giovani poeti rivoluzionari - 21/01/2010 - L'Unita" link interno


Bolaño, che si è sempre sentito più poeta che romanziere ("arrossisco di meno se apro un mio libro di poesie" dice nell'intervista meravigliosa per Playboy che chiude il libro), Bolaño che "se dovessi rapinare la banca più sorvegliata d'America, nella mia banda vorrei solo poeti. La rapina si concluderebbe in un modo disastroso, probabilmente, ma sarebbe bellissima", Bolaño che sta scrivendo il suo capolavoro nero ed apocalittico, 2666, e che in tutti questi pezzi non ne accenna mai (solo un riferimento a Sergio González Rodríguez per il suo Ossa nel deserto), Bolaño che sta morendo e per il futuro della sua patria ("La mia unica patria sono i miei due figli", scrive), Bolaño che riteneva la letteratura un mestiere pericoloso...
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05/02/10

 •  "Tra parentesi" link interno
scheda del libro di Roberto Bolaño




04/02/10 di Marcela Valdes

 •  "Solo tra i fantasmi: 2666 di Roberto Bolaño" link interno

The nation 8 dicembre 2008 (© traduzione di Manuela Vittorelli



I polizieschi e le uscite provocatorie erano due passioni di Bolaño – una volta definì James Ellroy uno dei migliori scrittori viventi in lingua inglese – ma il suo interesse per le storie di piedipiatti non si limitava esclusivamente alla trama e allo stile. I racconti polizieschi sono essenzialmente indagini sui moventi e i meccanismi della violenza, e Bolaño – che era andato a vivere in Messico nel 1968, l'anno del massacro di Tlatelolco, ed era finito in carcere durante il golpe militare del 1973 nel suo paese, il Cile – era ossessionato anche da questo. Il grande tema della sua opera è il rapporto tra arte e infamia, mestiere e crimine, scrittore e Stato totalitario...
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03/02/10

 •  "Terrore o orrore, due reazioni a confronto'"
testo in 4 parti di Maurizio Garreffa:



Il significato che Freud conferisce alla parola "perturbante" è da rilevarsi nella paura di un elemento ben noto e radicato da tempo nella psiche e che per svariati motivi riemerge alla luce dopo che il processo di rimozione lo aveva preso e messo in un angolino nascosto della testa (spesso dovuto alla presenza di residui infantili nella psicologia dell'adulto. L'elemento infantile è infatti un frammento importante della teoria di Freud).
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24/01/10

 •  "Natasha Wimmer sulla traduzione di 2666 di Bolaño"

intervista a Natasha Wimmer - The New York magazine - 14/11/2008


Nonostante la tematica affrontata, 2666 è e più formale di I detectives selvaggi. La sezione che mi ha dato più noia è stata La parte dei crimini, ma in realtà non è stata tanto brutta. La parte di Fate senza dubbio è stata quella più difficile; prova a convogliare la voce di un narratore afro-americano per come viene immaginato da un cileno trapiantato che non ha mai messo piede negli Stati Uniti…
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24/01/10

 •  "Tre: Arturo Belano, Santa Teresa e Sión - Palinsesto totale nell'opera di Roberto Bolaño"
di Alex Candia, saggio in 4 parti: Il palinsesto link interno, Arturo Belano link interno, Santa Teresa link interno e Sion link interno

...Bolaño costruisce ognuno dei suoi pezzi come un gioco di protezioni, di echi e di affinità...scrive testi trasparenti che si spogliano e si travestono con i vestiti di altri testi bolaniani; sono scritture intensamente intertestuali che costantemente alludono o citano testi precedenti...

L'apparizione del doppio Belano ricorda una leggenda raccontata da Mircea Eliade finestra che stabilisce che il diavolo nasce dal riflesso di Dio nell'acqua....Belano mantiene una sola costante nella sua vita: il suo attaccamento alla parola....
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24/01/10

 •  Leggere Bolaño - la voce dei lettori Quetzalina


Cosa mi ha colpito in Bolaño? Più di tutto il suo modo di scrivere come se parlasse davanti a te: non sembra uno scrittore che scrive a lettori sconosciuti, sembra un amico che ti racconta delle sue cose, della sua vita, della sua conoscenza..e te la infonde...senza prosopopea, senza presunzioni, solo per amore di farti sapere e conoscere ciò che lui sa. ...
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21/01/10

 •  Leggere Bolaño - la voce dei lettori Sandra Scurani, "Rebote y Retumbo" (i detective selvaggi)


Mi piace pensare che una visione epica provochi nel lettore una dilatazione e una tale espansione da condurre allo smarrimento.

Quello di Bolano è un fascinoso gioco selvaggio, solo alla fine senti che era necessario slegarsi, dilatarsi, perdersi, rimbalzare da un continente all’altro per sentire il rimbombo.
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18/01/10

 •  "profilo di Roberto Bolaño (2000)

nel 2000, in Italia, le persone che conoscevano Roberto Bolaño si potevano contare sulla dita di una decina di mani, forse un centanio, ma di sicuro meno di un migliaio. Il profilo tracciato da Schenardi, sull'opera di Bolaño, è superbo e ancora attualissimo.


È sorprendente l'abilità di Bolaño nel cogliere lo "spirito (infetto) di un'epoca" a partire da una vicenda appena verosimile, così come la sua capacità di evocare interi affreschi storici dai punti d'osservazione soggettivi più impensati, come accade alla protagonista di Amuleto....

...anche da questo libro emerge il carattere "meticcio" , della letteratura di Bolaño, che affonda le sue radici nella tradizione latinoamericana (Borges, Cortázar, Donoso, Rulfo) ma senza idolatrarla e soprattutto senza ignorare la lezione e le suggestioni di molti maestri dell'altra America (Bellow, Auster, Carver). Un cocktail dal sapore intrigante per palati forti, servito da un barman che sa il fatto suo e conosce i gusti della sua affezionata e cosmopolita clientela
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16/01/10

 •  "quattordici domande a Bolaño Paolo Intyervista di daniel Swinburn del marzo 2003


...il primo scoglio, il primo problema da superare è la struttura, cioè il contenitore. In definitiva, ciò che raccontiamo di continuo è una variazione di quello che l'uomo va raccontantando a sé stesso da migliaia di anni. Quello che cambia, quello che permette all'albero di mantenersi vivo e non seccarsi, se mi si passa questa metafora per l'esperienza letteraria, è la struttura, mai l'argomento. Questo ovviamente non significa che l'argomento, il tema, non conti, è naturale che conti, magari sarebbe meglio dire che a contare è il dosaggio del tema, la riformulazione della "dose tematica", ma la cosa davvero importante è la struttura. La struttura è la musica della letteratura..
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16/01/10

 •  Leggere Bolaño - la voce dei lettori Paolo Castronovo, lettore ma anche critico


Qualche tempo fa un amico mi provoca: "C'è un autore cileno che non è una puttana, non è nemmeno un macho alla Hemingway e non è morto ammazzato nei '70". L'ovvietà dell'ultimo punto non è poi così scontata. Mesi dopo scoprì che molte delle intuizioni del mio amico erano prese dal saggio in chiusura de "Il gaucho insostenibile". Scoprii, dal canto mio, la vita e il mito di Roberto Bolano, legate insieme a doppio filo a formare un'opera letteraria scritta con avidità e lucida determinazione...
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13/01/10

 •  Leggere Bolaño - la voce dei lettori Raffaella Grasso


Un anno fa, mese più mese meno, in una conversazione telefonica con un amico che purtroppo non vedo mai, tra novità e aggiornamenti personali, chiacchiere sparse, disordinate e incoerenti, salta fuori la dritta, “2666, Bolaño”.......Nessun mistero risolto, neppure una risposta agli enigmi che anzi riverberano in questo gioco continuo di lampi improvvisi, di salti apparentemente definitivi, che rivelano nessi con cose lontane o che saranno, proprio quando non te l’aspetti e poi ancora non appena ti illudi di essere sulla buona strada, a rovesciare i piani attraverso “innocenti” cambi d’angolazione.....
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05/01/10

 • Enrique Vila-Matas "Bolaño nella distanza", aprile 1999


In
È molto probabile, pertanto, che Bolaño appartiene alla famiglia letteraria che riunisce Italo Calvino intorno a una delle sue proposte per il prossimo millennio: quella della molteplicità link interno...........Di fatto, questo romanzo ha una struttura che tende all'infinito, a qualcosa di tanto infinito come l'intento di Gadda di riprodurre tutti i rumori dei suoi vicini di casa. Inoltre, qualunque sia la storia che gli stessi testimoni raccontano, il discorso continuamente si allarga e si allarga per abbracciare orizzonti ogni volta sempre più vasti, e se potesse continuare a svilupparsi in tutte le direzioni arriverebbe ad abbracciare l'universo intero.
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05/01/10

 • I detective selvaggi ( i personaggi del romanzo)


In ... "Eccessiva, per la verità no davvero. Autobiográfico è Faulkner, Joyce, per non parlare di Proust. Incluso Kafka è autobiográfico, il più autobiográfico di tutti. In ogni caso io amo la letteratura. per definirla in qualche modo, tinta leggermente di autobiografia, che corriponde alla letteratura dell'individuo, quella che distingue un individuo dall'altro, rispetto alla letteratura del noi, quella che si appropria impunemente del tuo io, della tua storia, e che tende a fondersi con la massa, che è il pascolo dell'unnanimità, il luogo dove tutti i volti si condono. Io scrivo a partire dalla mia esperienza, tanto la mia esperienza, diciamo personale, quanto la mia esperienza libresca o culturale, che col temp osi è fusa in una sola cosa. però scrivo anche a partire di cio' che si era soliti definire l'esperienza collettiva, che è, al contrario di ciò che pensabo alcuni teorici, qualcosa di abbastanza inafferrabile. Diciamo, per semplificare, che può essere il lato fantastico dell'esperienza individuale, il lato teologale. In questa prospettiva, Tolstoi è autobiografico ed io, naturalmente, seguo Tolstoi"
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05/01/10

 • I detective selvaggi ( introduzione al romanzo)


In Io non credo che I detective selvaggi sia il romanzo del fallimento di una generazione. L'educazione sentimentale, di Flaubert, non è il romanzo del fallimento di una generazione. Almeno la sua lettura non può esaurirsi in ciò. Nemmeno credo che Guerra e pace sia il romanzo del fallimento di una generazione. E' una lezione del XIX secolo, che si è capita solo nel secolo XX, cioè che tutte le generazioni, per il semplice fatto di esistere, sono esposte al fallimento. Importante è un'altra cosa. William Carlos Williams ha scritto un poema importante al riguardo. E' un poema lungo, qualcosa di poco usuale in Williams, dovec'e' una donna, una lavoratrice che racconta le vicissitudini della sua vita, una vita piena più di disgrazie che di allegrie, che però questa donna affronta con valore. Nel finale del poema Williams dice: se non riesci a portare su questa terra qualcosa di piu' che non sia la tua propria merda, vattene via da qui. Naturalmente lo dice con altre parole, credo. Ma l'idea è questa
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02/01/10

 • "Segreto e simulacro in 2666 di Roberto Bolaño " ( di Patricia Espinosa nota, Estud. filol. n.41 Valdivia settembre 2006)


Se fossi obbligata a rispondere in maniera veloce sull'origine del piacere generato dall'opera di Bolaño, sarei tentata di dire che deriva da una moltiplicazione ad infimitum di una specie di iper-connettività; ovvero, una connettività portata al suo limite, estremizzata fino all'assurdo. Ogni punto, ogni elemento all'interno della sua narrativa sembrerebbe avere la potenzialità per esplodere in qualsiasi istante, rendendo estremamente incerta l'origine e l'effetto che solamente alcuni istanti prima sembravano così convincenti. ....
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02/01/10

 • "Dèjenlo todo, nuevamente" (di Roberto Bolaño - manifesto infrarealista - in lingua originale...seguirà traduzione)


“Hasta los confines del sistema solar hay cuatro horas-luz; hasta la estrella más cercana, cuatro años-luz. Un desmedido océano de vacío. Pero ¿estamos realmente seguros de que sólo haya un vacío? Únicamente sabemos que en este espacio no hay estrellas luminosas; de existir, ¿serían visibles? ¿Y si existiesen cuerpos no luminosos u oscuros? ¿No podría suceder en los mapas celestes, al igual que en los de la tierra, que estén indicadas las estrellas-ciudades y omitidas las estrellas-pueblos?” ....
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29/12/09

 • "Intervista a Roberto Bolaño" (di Luis Garcìa - aprile 2001)


quando mi hanno arrestato in Cile mi accusarono di terrorismo internazionale, perchè il mio accento era messicano. L'ho sentito come una medaglia. Peccato che questa medaglia non durò molto. Il tenente dei carabinieri che mi ha arrestato, durante un controllo per la strada, era chiaramente uno schizofrenico e probabilmente nessuno gli faceva caso. In alcune pubblicazioni tedesche ho letto, con stupore, che sono stato sei mesi in carcere. In realtà furono solo otto giorni. Rispetto alla partecipazione a movimenti sociali, non ho idea del tipo di movimenti sociali cui partecipa Luis Sepùlveda, però sono sicuro che non mi lascerebbero entrare nel suo club. Nè a questo club nè a nessun altro. Così potrei dire che non partecipo per cortesia, per delicatezza, per evitare loro la brutta figura di una mia più che sicura espulsione. O, detto in altri termini: che si occupino loro di questa politica che io ho già abbastanza lavoro nell'occuparmi di letteratura e della mia politica. Un'ultima puntualizzazione: io mai mi sono sentito esiliato in Spagna, come neanche mi sono sentito esiliato in Messico, nè in America Centrale, nè in nessun altro luogo dove si parla spagnolo....
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20/12/09

 • "The Natasha Wimmer Interview" (di Scott Esposito - del 22 giugno 2007)


Ho capito sin da subito che tradurre Bolaño era l'occasione più grande della mia vita. Pensai la stessa cosa che probabilmente deve aver pensato Gregory Rabassa quando si è ritrovato in mano Cent'anni di solitudine. I detectives selvaggi non era semplicemente un romanzo incredibile, c'era anche qualcosa di grandioso e di nuovo. Non avevo mai sentito molto parlare di Bolaño prima di leggere I detectives selvaggi, così le mie impressioni non furono influenzate dal successo emergente di pubblico che vedeva in Bolaño lo scrittore di lingua ispanica più importante della sua generazione. È stato il romanzo per sé stesso che mi ha sbalordito...
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19/12/09

 • La letteratura nazista in America di Diego Trelles Paz, estratto da "detective perduti, assassini assenti ed enigma senza risposta" del 2008


Con "la letteratura nazista in America, Bolaño assume e dispiega senza la debolezza mimetica dell'epigono, l'influenza letteraria di Borges, che già si annunciava ne La pista di ghiaccio e in Monsieur Pain. Se in questi due romanzi, alla maniera degli scismatici della scuola "anti-detective, Bolaño utilizza e altera i codici del poliziesco modificando il probabile a favore dell'insolito nella mente del lettore del genere, a partire da La letteratura nazista in America l'autore si introduce in pieno nei terreni borgesiani del gioco ccon l'apocrifo, del motivo dei doppi e gli specchi, della eteronimia compulsiva e del carattere traslato dei personaggi e del testo strutturato come un caleidoscopio....
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19/12/09

 • la letteratura nazista in America scheda del libro di Roberto Bolaño


..."Credo che La letteratura nazista sia un romanzo, con esposizione, sviluppo ed epilogo. Un tipico romanzo...
In definitiva però è un congiunto di biografie unite tematicamente, però indipendenti. E' un romanzo ma non deve essere letto ocme un romanzo. Puoi cominciare da dove vuoi nonostante i tre stadi del romanzo. Per esempio credo che si possa cominciare dall'epilogo. La cosa più probabile è che abbia fallito nel mio intento, ma l'idea era questa e credo che non fosse una cattiva idea"
......
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19/12/09

 • "Print the legend" (articolo di AJavier Cercas
- EL Pais, 14-04-2007


...è possibile che presto o tardi alcuni lettori meno perspicaci o più confusi possano restare delusi nel sapere che lo "scrittore bandito-delinquente",in cui hanno voluto convertire Bolaño, fu nella sua vita reale un uomo morigerato e prudente, uno che - poniamo caso - non passava per essere un socialdemocratico o un liberale di sinistra, che è, suppongo, il più prudente e morigerato che si possa essere politicamente; ma già questo non è un problema di Bolaño né della sua opera, quanto piuttosto dei frastornati e di chi alimenta la loro confusione......
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08/12/09

 • "Le tre apparizioni di Bolaño (l'Università di Bolaño)" (saggio di Andrés Neuman
- 15 novembre 2008


...La sua presenza oggi, tanto nella biblioteca dei suoi lettori come nella memoria dei suoi amici, continua ad essere così intensa che sembra che stiamo qui ad aspettare il suo ritorno. A Bolaño lo divertiva l'idea di sfumarsi, di sparire nei momenti più inaspettati. La sua opera è piena di fuggitivi che inseguono la loro stessa fuga. Benno Von Arcimboldi è uno spettro letterario, un'assenza inseguita per mille pagine. Prima di vagare per il mondo, Belano e Lima trascorrono la loro gioventù messicana scomparendo continuamente. I real visceralisti sono profughi perfino dello stessa opera.....
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08/12/09

 • Io non ho mai avuto paura della morte (intervista di Raul Schenardi
- fiera del libro di Torino, maggio 2003)


La poesia nei Detectives è fondamentalmente la metafora della fragilità e della portatilità della letteratura. Non c'è arte più facile - solo all'inizio, dopo diventa la più difficile di tutte - che scrivere una poesia, che fare poesia. Ricordo che a quel tempo in qualche ambiente circolava addirittura l'idea che la poesia potevano scriverla anche quelli che non sapevano scrivere, perché bastava mettere giù parole in libertà. La poesia d'avanguardia era molto di moda e si associava spesso all'idea di cambiare la vita e di cambiare vita, e per me in fondo la poesia - perlomeno come la vedevo all'epoca in cui ho scritto I detectives, è già passato del tempo
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08/12/09

 • Sono molto pochi gli scrittori che si giocano il tutto per tutto (intervista di Javier Campos
- El mostrador del 3 di agosto del 2002)


Io non credo che I detective selvaggi sia il romanzo del fallimento di una generazione. L'educazione sentimentale, di Flaubert, non è il romanzo del fallimento di una generazione. Almeno la sua lettura non può esaurirsi in ciò. Nemmeno credo che Guerra e pace sia il romanzo del fallimento di una generazione. E' una lezione del XIX secolo, che si è capita solo nel secolo XX, cioè che tutte le generazioni, per il semplice fatto di esistere, è esposta al fallimento. Importante è un'altra cosa. William Carlos Williams ha scritto un poema importante al riguardo.
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07/12/09

 • 2666 vol. 2 (di emanuele trevi, Il manifesto, dicembre 2008


Ma la pura e semplice verità è che opere ardite, affascinanti, persuasive come 2666 si contano sulla punta delle dita di una mano sola, nella letteratura di oggi. Gravemente malato e in attesa di un trapianto al fegato (sarebbe morto a Barcellona nel 2003, a soli cinquant'anni) Bolaño ha lottato contro il tempo per portare a termine il suo folle ed esigente progetto - ben più ambizioso di tutto quanto avesse scritto fino a quel momento....
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07/12/09

 •  Ciudad Juarez


Bolaño Venne a conoscenza, in discussioni con amici comuni, come Jorge Herralde e Juan Villoro, che stavo elaboranto un libro sul femminicidio juarense, e si mise in contatto con me per posta elettronica. Voleva conoscere dettagli molto specifici della vita delinquenziale a Ciudad Juarez. Era molto ben informato sugli assassinii seriali, consoceva il tema in profondità, però voleva che lo informassi di cose come le armi, i calibri, le auto che usavano i narcotrafficanti, o mi sollecitava che gli trascrivessi atti giudiziali dove venivan odescritti gli omicidi. Inoltre ci scambiavamo punti di vista sugl iassassini o iprobabili assassini e circa le opinioni dei criminologi e criminalisti.
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07/12/09

 •  Santa teresa (2666 -> la parte dei delitti


Santa Teresa è forse l'emblema della "razionalità" fredda del profitto libero da ogni vincolo "democratico", al di fuori e al di sopra dell'etica e della legalità. Allora se le ragioni, o forse le aspirazioni se non le utopie illuministiche del primo mondo sono enumerate, definite e raprresentate come costi, i luoghi del profitto vengono delocalizzati
oltre la frontiera, nelle "zone franche" tra il primo mondo e il nulla, laddove finalmente si dispiega in tutta la sua potenza
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05/12/09

 •  Leggere Bolaño - la voce dei lettori Sandra Scurani 2


La lettura di 2666 ha avuto una lunga gestazione. Tutto si riconduce a diversi anni fa quando, in qualche mese, ho letto le opere complete di Borges....
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03/12/09

 •  Leggere Bolaño - la voce dei lettori Stefania S.


Fino ad agosto scorso non sapevo nemmeno che esistesse Bolano.

Non sono una grande lettrice, e soprattutto non sono mai stata costante nella lettura.
Prima di prendere il treno, visto che il viaggio era abbastanza lungo, sono entrata nella libreria della stazione Termini e mi sono diretta al reparto Gialli.
Voi non ci crederete ma........
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01/12/09

 •  Leggere Bolaño - la voce dei lettori Sandra Scurani


... è comparso subito, come un richiamo in mezzo a una selva di titoli.

E’ stato dunque in libreria che Stella distante di Roberto Bolano, mi ha raggiunto fisicamente. In realtà l’incontro è avvenuto prima e ho compreso, sempre più convinta, che avevo bisogno di quella scrittura, avevo bisogno di leggere questo. Il primo contatto è stato sonoro e percettivo, sensazioni immediate e poco razionalizzabili, intense, intriganti, senza filtri. Bolaño, senti come suona?...
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28/11/09

 •  Il virus di bolaño e la voce dei lettori L'esperienza del lettore. Una proposta

Una cosa e' certa, Bolaño era un lettore prima ancora che scrittore. Un grande, instancabile, appassionato e voracissimo lettore. Nel 1968 emigra con i genitori in Messico (alla ricerca di migliori condizioni economiche) all'età di 15 anni. A 16 anni e mezzo abbondona la scuola e inizia il suo "apprendistato selvaggio", leggendo tutti libri che riesce a rubare e frequentando compagnie "poco raccomandabili" di incerto futuro se non del tutto precluso. Come un selvaggio si muove tra i libri e la strada " senza soldi e con tutto il giorno, ovvero con tutta la vita a mia disposizione".......

Come abbiamo consociuto Bolaño, qual è stato il primo impatto con i suoi libri, la sua scrittura, il suo stile, i temi e i personaggi delle sue opere, che cosa ci colpisce...insomma raccontare la nostra esperienza di lettori.

L'idea è di avere un piccolo spazio dove le nostre esperienze si possono confrontare.
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28/11/09

 •  El contorno del ojo racconto inedito di Bolaño in lingua originale

Diario del oficial chino Chen Huo Deng, 1980.
Jueves. Una curiosa criatura parecida a una vaca gigante pero que posee un pico de pato. Las palabras del periódico se ordenaron como un acertijo infantil dentro de mi cabeza. Me levanté a las cinco de la mañana. Después de lavarme descorrí la cortina: al fondo, en las escarpadas, muy lejos de la aldea, unas fogatas me recordaron los campamentos militares de mi adolescencia. Eran los carboneros. Más allá, hacia el oeste, entre bosques y campos de cultivo, el tendido ferroviario y un tren iluminado a medias que se perdía en la noche. Martes. El comisario político de la aldea vino a visitarme. Eran las siete de la mañana y la puerta estaba abierta. [leggi l'articolo]




28/11/09

 • " la scoperta di un inedito di Bolaño

Qualche mese fa la rivista on line Almamagazine ha diffuso la notizia della pubblicazione, sulla rivista digitale 60 watts ( che attualmente non è accessibile, tranne poche pagine ) del racconto inedito di Roberto Bolaño “ El contorno del ojo
” che lo scrittore aveva presentato al concorso letterario “Premio Alfambra di racconti” organizzato dal comune della città di Valencia nel 1983 ed aveva ottenuto il terzo posto.
Il racconto, che parla di un ufficiale dell’esercito cinese e poeta che trascorre la convalescenza da una malattia in un paese di campagna e annota le sue inquietudini in un diario. [leggi l'articolo]







27/11/09

 • "Roberto Bolaño. Come salvare
la pelle senza rinunciare alla poesia" IV parte - poesia e canaglie - di Massimo Rizzante



Il personaggio del giovane poeta che incontriamo spesso nelle opere di Bolaño non è un poeta romantico. È generoso. È valiente, coraggioso. Ma non è un poeta lirico (non assomiglia molto a Jaromil, il protagonista de La vita è altrove di Milan Kundera, la cui giovinezza coincide con il suo "atteggiamento lirico"). Ha creduto nella rivoluzione, ma non è diventato un rivoluzionario. Non si trova mai dalla parte della Storia (è della stessa specie dei Boris Davidovic, il personaggio del romanzo di Kis, sebbene non abbia dovuto sperimentare la propria totale disintegrazione fisica e spirituale. Bolaño, nei suoi saggi, non cita mai il nome di Kis. Eppure, a mio avviso, è uno dei suoi fratelli estetici). E per questa ragione è criticato dalla destra e dalla sinistra. Non scrive poesia civile (Lorca, Neruda, Breton, Eluard, ad esempio, sono dei poeti rispettati da Bolaño. Tuttavia l'adesione sentimentale all'ideologia politica di molte loro poesie non lo riguarda). È ironico. [leggi l'articolo]





27/11/09

 • "I nostri modelli dello spavento, Roberto Bolaño e il romanzo poliziesco" di Juan carlos Moraga


Che cos'e' la letteratura poliziesca ? Beh e' la letteratura che gira intorno al problema del crimine, dei detective e dei criminali, ma anche uno spazio abitato da simboli che bisogna decifrare: enigmi. La letteratura genera modelli di percezione, matrici per interpretare il testo e la vita, una di queste matrici di percezione è cio' che chiameremo romanzo poliziesco. Perché matrici di percezione? Perché ci predispongono a un lavoro di interpretazione. Il romanzo poliziesco è quello che, come indica il suo nome, gira intorno a un crimine, al suo enigma, e alla sua soluzione - o all'impossibilità della sua soluzione (1) - , con un modello archetipico di personaggio: il detective[leggi l'articolo]

nelle note due racconti di E.A.Poe link interno che puoi ascoltare anche da qui:

Ascolta il racconto di edgar Allan Poe "I misteri della Rue Morgue":


Ascolta il racconto di edgar Allan Poe "la lettera rubata":







25/11/09

 • "La sete del male" (parte iv)" di Eduardo Lago (Revista de Libros nº 100 o abril 2005)


2666 è il culmine della ferma traiettoria di Bolaño. Con questo romanzo, i senso della sua opera si proietta a un livello più elevato. 2666 e' la sua migliore riuscita e si esprime in modo speciale sul piano del linguaggio. Non dimentichiamo che Bolaño era poeta. Questo tratto lo porta qui a forgiare un linguaggio felice, spensierato, allucinato, capace di stabilire le più insolite corrispondenze. La critica e' stata praticamente unanime nel valorizzare 2666. Siamo di fronte a un romanzo eccezionale. Il suo carattere inconcluso lascia alcune cose irrisolte, però nello stesso tempo aggiunge mistero e profondità all'opera. Ci sono delle falle, naturalmente. E' giustificata l'estensione? Funzionano tutte, le sue ramificazioni? Ci sono passaggi gratuiti, pagine di troppo, parti ancora non ripulite? 2666 è una creatura mostruosa? Ci sono momenti in cui il romanzo decade, pero al momento di fare un bilancio, le falle che ci sono poco importano. Di Bolaño si puo dire ciò che disse Cortázar di Lezama Lima, quando Paradiso[leggi l'articolo]



25/11/09

 • "La sete del male" (parte III)" di Eduardo Lago (Revista de Libros nº 100 o abril 2005)


Le cinque parti di 2666, che compongono un'unità all'interno dell'unità più grande costituita dal congiunto dell'opera di Bolaño. Incline alle metastasi testuali, in questo romanzo, l'autore porta alle estreme conseguenze gli sdoppiamenti narrativi. 2666 è un romanzo totale, nel significato in cui Bolaño impiegò il termine per riferirsi a Sotto il Vulcano, di de Malcolm Lowry, che caratterizzò come "romanzo che si immerge nel caos (che è la materia stessa del romanzo ideale) e che cerca di ordinarlo e di renderlo leggibile"[leggi l'articolo]




22/11/09

 • "La sete del male" (parte II)" di Eduardo Lago (Revista de Libros nº 100 o abril 2005)


Scrivere è avvicinarsi all'abisso. Per Bolaño "l'alta letteratura, quella che scrivono i veri poeti, è quella che osa addentrarsi nell'oscurità con gli occhi aperti, succeda quello che deve succedere" Scrivere: addentrarsi nell'inferno; la letteratura è "un lavoro pericoloso" Pericoloso perche' decifrare l'enigma dell'esistenza implica scontrarsi in termini assoluti con il Male e la Morte. Scrivere: esercizio di intelligenza; equilibrio instabile che si regge su una spaventosa lucidità. Ingredienti? "humor e curiosità, i due elementi più importanti dell'intelligenza" [leggi l'articolo]



22/11/09

 • " La sete del male" (parte I)" di Eduardo Lago (Revista de Libros nº 100 o abril 2005)


....coro di personaggi che, insieme ai critici, lettori e scrittori, popolano abitualmente l'universo di Bolaño, una corte dei miracoli, composta da puttane, gobbi, ruffiani, assassini, zoppi, storti, stupratori, ladri, detective, alcolizzati, torturatori, malati, suicidi, sognatori, pazzi, drogati, carcerati, politici corrotti, narcotrafficanti….[leggi l'articolo]




17/11/09

 • "Roberto Bolaño. Come salvare
la pelle senza rinunciare alla poesia" III parte - poesia e crimini - di Massimo Rizzante



Nell'opera di Bolaño la geografia della poesia è molto vasta. Tuttavia, l'enigma che si trova al centro della sua estetica è che la poesia possa coesistere con la Storia. O meglio, che i crimini della Storia possano coesistere con la poesia. E che perciò i poeti possano, in particolari condizioni storiche, trasformarsi in criminali. E che la poesia, oscurata dai crimini della Storia, possa essa stessa essere percepita come un crimine, cioè come qualcosa di non necessario alla sopravvivenza dell'uomo. [leggi l'articolo]



14/11/09

 • "Una bellezza terribile" di carlos franz

Vladimir Nabokov diceva che la letteratura non si deve leggere nè con il cervello né con il cuore, bensì con la spina dorsale. Un buon testo si riconosce per quella specie di brivido che percorre la spina dorsale del lettore nello scoprirlo. E' un brivido sempre meno frequente, temo, man mano ura che gli anni passano, e percio' stesso più disperatamente inseguito.... [leggi l'articolo]







3/11/09

 • " il mistero del titolo del libro" i

le possibil ispiegazioni del titolo del romanzo





3/11/09

 • " 2666 volume II" i

Dario Voltolini - tuttolibri 25-1/10/2008- e intervista radio tre del 3/11/2009










29/10/09

 • "Su 2666 di Bolaño" i

Francisco Goldman dicembre 2008 - trad Gianni Errera







29/10/09

 • "Borges, Bolaño ed il ritorno dell'Epica"

( saggio di Aura Estrada - trad. dalla versione inglese di Gianni Errera © )